Come le multinazionali alimentari corrompono la politica e la scienza

Sul numero speciale di Torino Medica, la rivista dell’Ordine dei Medici di Torino, vi è un’analisi di come le più grosse multinazionali del settore alimentare tentino di corrompere politici e ricercatori per renderseli favorevoli, anche tramite regali, borse di studio e donazioni per cause apparentemente nobili. Al giorno d’oggi, si produce più cibo del necessario, eppure una persona su 10 soffre la fame, mentre 2 miliardi di adulti soffrono il sovrappeso o l’obesità. Risulta chiaro che vi è uno squilibrio nel sistema produttivo dominante: poche multinazionali controllano un’ampia fetta del mercato alimentare mondiale, e spesso le stesse che affamano il Sud del Mondo sono quelle che causano l’obesità nel mondo cosiddetto sviluppato. Oltre alle ben note Coca Cola e McDonald’s, più volte incriminate per devastazione sociale e ambientale nell’emisfero tropicale e di cui è lapalissiano citare l’insalubrità dei loro prodotti, possiamo parlare anche di Starbucks, che è stata varie volte incriminata per sfruttamento dei contadini nelle coltivazioni di caffè e per la somministrazione di prodotti eccessivamente calorici (una bevanda alla frutta contiene per esempio 25 cucchiaini di zucchero). Negli Stati Uniti, la Coca Cola influenza molte campagne salutistiche, come quelle reclamizzanti l’esercizio fisico: sembra quasi fatto apposta, causare l’obesità e poi incentivare l’esercizio fisico ed i prodotti dimagranti per il proprio tornaconto. Attenzione poi alle nuove bibite pubblicizzate come ipocaloriche perché senza zucchero, tipo la Coca Cola Zero: spesso contengono l’aspartame o l’acesulfame, dolcificanti cancerogeni.

L’iniquità del sistema alimentare dominante ci dimostra chiaramente che è una fandonia la storia che servirebbero gli OGM per risolvere il problema della fame nel mondo: se si produce più del necessario, vuol dire che la radice del problema della fame risiede nell’iniqua distribuzione delle risorse e nella cattiva qualità di ciò che spesso viene prodotto su larga scala. Bisogna rivalorizzare le produzioni locali, l’agricoltura di prossimità, i piccoli allevamenti rurali. Bisogna auspicare la fine dell’asservimento di scienza e governi ai magnati del capitale, e al contempo noi come cittadini possiamo contrastare il modello produttivo dominante, rifiutandoci di acquistare prodotti delle multinazionali e puntando sull’acquisto dai piccoli produttori locali.

Precedente Brasile: Bolsonaro toglie agli Indios il controllo dei loro territori Successivo Francia: i gilè gialli propongono il ritiro di denaro dalle banche