Anche il Wall Street Journal denuncia Soros con umorismo nero

La sezione italiana del Wall Street Journal ha pubblicato il 13 gennaio un articolo dal titolo Bologna: laurea ad honorem a Soros per avere speculato 30mila miliardi ai danni dell’Italia. Si tratta di un articolo che, con “umorismo nero”, vuol denunciare il famigerato speculatore finanziario nato ungherese e naturalizzato statunitense. E ora finalmente si spera nessun bempensante di turno potrà tacciare di “complottismo” i sacrosanti argomenti contro Soros: o vogliamo dire che il WSJ, che dal nome stesso si capisce che è tutto fuorché un giornale anticapitalista e nemmeno avverso al mondo della finanza, sia diventato “complottista”?

Leggendo l’articolo possiamo avere una raffica dei misfatti di Soros:

  • 1988, condanna per indider trading da parte del tribunale francese;
  • 1992, speculazione sulla Banca d’Inghilterra che gli fece guadagnare disonestamente un miliardo di dollari, a scapito del tesoro inglese che perse 3,4 miliardi di sterline;
  • 1992, 16 settembre, stessa operazione sulla lira, che gli fruttò un guadagno sconfinato ed esentasse;
  • 1997, attacchi speculativi contro il baht, moneta tailandese, e il ringgit, moneta malese;
  • supporto a vari movimenti di destabilizzazione in Iran, Nordafrica, Russia, Ucraina… con l’obbiettivo di creare situazioni su cui potere speculare.

Soros si è reso così il ventiseiesimo uomo più ricco del mondo. Resta la vergogna italiana del presidente del consiglio che lo ha ricevuto in parlamento: non è un caso che poco dopo si è iniziato a parlare di ius soli e di foraggiamento massiccio all’immigrazione, infatti Soros è anche un sostenitore della fine delle sovranità nazionali in favore di un mercato globale dove saremmo tutti apolidi (guarda caso Gentiloni ha sproloquiato che “le sovranità producono guerre”), e finanzia i flussi migratori come strumento di destabilizzazione degli stati e dei popoli. Meritano di essere considerati statisti “con le palle” quelli come Putin in Russia e Orban in Ungheria che, con tutti le loro imperfezioni, stanno imponendo la chiusura forzata delle fondazioni e associazioni legate a Soros, cosa che andrebbe fatta ovunque.

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