Panace gigante: pianta alloctona tossica per l’uomo e dannosa per la biodiversità italiana

In varie zone d’Italia, specie al Nord, si sta diffondendo infestantemente il panace gigante, una pianta tossica originaria del Caucaso. Appartiene alla famiglia delle Apiacee, fu importata in Europa nel XIX secolo come pianta ornamentale (il nome scientifico è Heracleum mantegazzium, in onore all’antropologo Mantegazza), ma fu il suo rinselvatichimento a creare danni: infatti, questa pianta causa all’uomo infiammazioni che possono generare cicatrici permanenti e talvolta pure la necessità di ricovero in ospedale, ed è pure dannosa per la biodiversità europea perché formando popolamenti densi va a creare strati di ombra che portano al deperimento della vegetazione autoctona. Per questo, in val Camonica è in corso un’operazione di monitoraggio per provvedere alla sua eradicazione.

Come notiamo, la globalizzazione delle specie selvatiche fa danni al pari di quella dei mercati e delle popolazioni umane. Esattamente come la liberalizzazione della circolazione internazionale di merci e capitali devasta le economie locali a vantaggio di multinazionali ed oligopoli (e genera aumento dell’inquinamento derivato dai trasporti), e la liberalizzazione della circolazione internazionale dei lavoratori crea concorrenza a ribasso (ma più in generale le migrazioni massicce di genti portano a sradicamento identitario e scontri etnici), analogamente l’importazione massiccia di specie selvatiche alloctone crea danni a quelle autoctone, vale sia per gli animali che per le piante ed i funghi. Ogni bioma sta bene con le proprie specie animali e vegetali, le proprie popolazioni umane, le proprie economie. Gli scambi internazionali devono esserci ma ponderati: la globalizzazione selvaggia oltre a cancellare le specificità locali porta anche all’immissione di specie venefiche. Lo vediamo bene anche da tentativi di globalizzazione ante litteram.

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