Unilever rimuove la parola “normale” dalle confezioni

La gigantesca multinazionale anglo-olandese Unilever, che controlla diversi settori dell’alimentare e dei prodotti d’igiene, ha fatto l’ennesima trovata “politicamente corretta”: già aveva eliminato le parole “bianco” e “sbiancante” dai prodotti d’igiene perché suonerebbero come “razziste”, ed ora ha elimina pure la parola “normale” dai prodotti di bellezza, perché sarebbe “escludente”. La Unilever è stata più volte incriminata per politiche di sfruttamento ed anche per deforestazione nelle aree tropicali, specie in Indonesia, oltre che per inquinamento plastico devastante. Viene da chiedersi perché così spesso le multinazionali che hanno fatto politiche inique sul piano sociale ed ambientale si diano un rivestimento politicamente corretto, “inclusivo”, “tollerante”. In realtà, il cosiddetto antirazzismo moderno è un inganno, perché non mira al rispetto delle differenze, bensì al loro livellamento, alla loro cancellazione in favore di una monocultura globale indistinta: logico che le multinazionali, che per eccellenza mirano a livellare i popoli e le culture, si facciano portabandiera di questa logica buonista globalista ammantata in versione politicamente corretta, ossia pretendere di cancellare le identità e le differenze spacciando ciò per rispetto delle differenze. La Unilever resta una multinazionale rapace che devasta gli ecosistemi tropicali, sfrutta i lavoratori e si è acquistata molti storici marchi italiani, primo fra tutti Algida. Occorre dunque boicottarla, come tutte le multinazionali, per sostenere i piccoli produttori e le economie locali. I marchi controllati da Unilever sono elencati nel precedente rimando.

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