La multinazionale statunitense Whirpool ha confermato la chiusura dello stabilimento di Napoli e quindi il licenziamento di chi ci lavorava, in tutto 340 operai (già un precedente stabilimento di Napoli era stato chiuso). E’ stata inascoltata la tentata mediazione dei sindacati, che in parte si erano mobilitati, a parte la CGIL che era impegnata a Roma a fare una manifestazione contro un fantomatico ritorno del fascismo e che è guidata da uno che ha stretto la mano a Draghi. Il sistema neoliberista genera precariato, disoccupazione ed incertezza: se si lascia fare al “mercato”, senza regolamentazioni da parte dello stato, le aziende aprono e chiudono stabilimenti a buffo, licenziando quelli degli stabilimenti che chiudono; ed in particolare, se si lascia fare al “mercato globale”, dominato dalle multinazionali, succede che le multinazionali spostano stabilimenti da un paese all’altro scegliendo ovviamente i paesi dove la manodopera costa di meno e dove ci sono meno diritti sindacali. Per questo occorre ripristinare i vincoli alla circolazione internazionale di merci, manodopera e capitali, e nazionalizzare gli stabilimenti che rischiano la chiusura; se un’azienda vuol chiudere uno stabilimento, lo stato deve intervenire e porlo sotto proprio controllo, oppure darlo in autogestione ai lavoratori, ponendo sanzioni asperrime agli imprenditori che vogliono licenziare senza motivo. La cosa ideale sarebbe se ogni stato nazionalizzasse gli stabilimenti di aziende estere, in modo da frantumare le multinazionali e riportare il sistema economico alla dimensione nazionale o locale. E da qui la necessità di sciogliere gli organismi sovranazionali che fanno gl’interessi del mercato globale, come l’UE, il WTO e il FMI. Uno stato è forte e riesce ad imporre norme sociali vere se stampa moneta e controlla la banca nazionale insieme coi settori economici strategici. Altrimenti, l’economia resta in mano alle multinazionali, che iniziano a controllare persino iniziative autonome di cittadini.