Brasile: mano statunitense nella decisione contro Lula

Il Sudamerica è stato più volte vittima di colpi di stato orchestrati dalla CIA per deporre governi non sottomessi alla volontà statunitense ed al sistema economico neoliberista: i principali esempi sono quello dell’11 settembre 1973 in Cile che ha deposto Salvador Allende instaurando la dittatura di Augusto Pinochet – finanziato da Nixxon e Kissinger e facente riferimento all’economista statunitense ultraliberista Milton Friedman, che è lo stesso cui si ispira Mario Monti – e quello del 29 marzo 1976 in Argentina – anche questo finanziato tra gli altri da Kissinger – che ha deposto Isabelita Peron per instaurare il regime brutale di Jorge Rafael Videla. Una cosa analoga sta avvenendo in Brasile, anche se in maniera più “dolce”: dietro l’attuale decisione che impone la fine della carriera politica di Luiz Inacio Lula da Silva vi è probabilmente la longa manus degli apparati militari, industriali e finanziari statunitensi, nonché dei grossi gruppi economici brasiliani ad essi legati, di perseguitare chi ha fatto politiche non allineate al sistema neoliberista. Con tutta probabilità si sta cercando di imporre al Brasile l’apertura totale al capitalismo statunitense, dacché il Brasile è uno dei paesi che ha formato il gruppo BRICS, acronimo di Brasile-Russia-India-Cina-Sudafrica: gruppo di paesi che propone un sistema di scambi commerciali non fondato sui petroldollari. Con tutta probabilità l’episodio si tratta di una attacco ad uno dei paesi non allineati all’economia del dollaro, come per la Siria e la Russia.

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